Una ciclovia viva e partecipata

Oltre 300 i partecipanti all’evento di mobilitazione “Una via per tutti, tutti per una via” promossa dal Coordinamento dal Basso per richiamare l’attenzione sul progetto della Ciclovia dell’Acquedotto e chiedere alle istituzioni di sbloccare definitivamente l’iter realizzativo della più grande via verde del Mezzogiorno. Un grande successo di pubblico registrato nelle 23 iniziative locali di cicloesplorazione ed escursionismo a piedi che, da nord a sud del tracciato, hanno dimostrato il grande attaccamento delle comunità locali al progetto e la praticabilità di un itinerario che aspetta soltanto di essere aperto ufficialmente alla fruizione di tutti. Guarda l’album fotografico completo.

“Una via per tutti, tutti per una via”

“Una via per tutti, tutti per una via”: è lo slogan scelto dal Coordinamento dal Basso per la Giornata per la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese che domenica 30 maggio vedrà la mobilitazione delle diverse associazioni, fra cui Fiab, Legambiente e Cai, con una serie di escursioni, a piedi e in bicicletta, aperte a tutti. L’iniziativa mira a richiamare l’attenzione sul progetto della Ciclovia dell’Acquedotto, con la richiesta alle Regioni Puglia, Campania e Basilicata di procedere con celerità nella realizzazione dell’infrastruttura, iniziando dall’istituzione di una cabina di regia che assicuri la redazione di un progetto unico per la più grande via verde del Sud. La Ciclovia/Viaverde dell’Acquedotto Pugliese è un ambizioso progetto per la costruzione di una infrastruttura per la tutela e fruizione del territorio. L’itinerario attraversa e racconta territori unici e meravigliosi, dall’Irpinia al Vulture, dall’Alta Murgia alla Valle d’Itria, dall’Arneo alla terra del Capo di Leuca. Non si tratta di una semplice e banale “pista ciclabile” su sede propria, riservata al transito veloce di ciclisti. La Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese è un itinerario narrativo che può aprire nuove strade di sviluppo per il turismo sostenibile nel Mezzogiorno. La Giornata del 30 maggio raduna tutti i soggetti che hanno a cuore questo progetto visionario. È una giornata per rivendicare l’egual diritto e dignità di pedoni e ciclisti, velopedi e lentopedi, a percorrere i sentieri e i ponti canale della pista di servizio dell’Acquedotto. Rappresenta la rivendicazione di decine di associazioni, gruppi, società, enti pubblici a poter disporre di un bene demaniale prezioso e bisognoso di protezione e valorizzazione. Una via per tutti: ovvero un itinerario inclusivo adatto a tutti, aperto a tutti. Tutti per una via: tutti insieme a rivendicare pacificamente ma con forza il compimento di un grande progetto, fiore all’occhiello per tutto il Sud Italia. Da Caposele a Santa Maria di Leuca le associazioni e le imprese locali aderenti al Coordinamento saranno in campo invitando i cittadini a scoprire l’itinerario, a piedi e in bicicletta, per dimostrare che è possibile aprire alla fruizione in tempi brevi una ciclovia di fatto già esistente, naturalisticamente unica e con un tracciato già definito dal percorso della condotta e dalle emergenze di archeologia industriale. C’è bisogno di vincere le resistenze di Acquedotto Pugliese Spa che oppone problemi di sicurezza peraltro facilmente superabili. L’illustrazione dell’evento è stata disegnata da Alberto Marescotti, architetto della mobilità sostenibile e grafico per passione. Il titolo “una via per tutti, tutti per una via” è una felice intuizione di Michelangelo Cramarossa. Il servizio della TGR Puglia   Il programma aggiornato delle 23 iniziative locali Alta Irpinia Fiab Avellino Senza Rotelle, Una via per tutti, tutti per una via. Cicloescursione sul tratto Caposele, Teora, Sant’Andrea, Conza della Campania e Calitri. (partenza da Avellino ore 8:00, Caposele ore 9:30, info 339.4760542, programma cicloescursione) Pro Loco Caposele, Trekking – Anello delle 7 Fontane, il 29 maggio partenza ore 9:00 da Piazza Sanità Caposele (https://visitcaposele.it/prodotto/anello-delle-7-fontane) Basilicata e Puglia settentrionale Venosa Cammina, Una via per tutti, tutti per una via, alla scoperta del sebatoio pensile e dell’impianto di sollevamento in zona Contista lungo la diramazione per Foggia del Canale Principale (partenza da Venosa, Info venosacammina@gmail.com) Cai – Gruppo regionale di cicloescursionismo, Alla scoperta del Sentiero Cai Italia Puglia, 28, 29 e 30 maggio: Tracce di storia modalità bikepacking in tre tappe (Castel del Monte-Melfi, Melfi-Accadia, Accadia-Monte Cornacchia). Il percorso di complessivi 178 km parte da Castel Del Monte e percorrendo la pista di servizio dell’Acquedotto Pugliese, tratturi, carrerecce e strade a basso traffico attraverserà la Lucania fino ad arrivare nel punto più alto della Puglia, la vetta del Monte Cornacchia (1.151 m s.l.m.). Sarà un percorso impegnativo in un ambiente ricco di biodiversità, caratterizzato da aree collinari e da una terra che mostra i poveri segni della transumanza e le maestose tracce di Federico II. (Incontro a Castelluccio Valmaggiore il 28 Maggio alle 6, iscrizioni entro il 24 maggio, info: Tonio Mansueto 360/831622, Marco Russo 347/6039822, Pierluca Salvia 328/4461811, Massimiliano Tenerelli 335/7596614, PRESENTAZIONE_SICAI_PUGLIA_3GG) Alta Murgia Legambiente/Asd Team Bike Spinazzola, Voler bene all’Italia – Una via per tutti, tutti per una via, convegno e cicloescursione lungo il tracciato della ciclovia (partenza da Spinazzola, info teambikespinazzola@gmail.com, programma Voler bene all’Italia, programma evento Spinazzola) Ciclomurgia, Una via per tutti, tutti per una via: Escursione in bici su uno dei tratti più belli del Canale dell’Acquedotto in terra di Murgia. Il percorso sarà ad anello con partenza da Castel del Monte per raggiungere Zona Cecibizzo e tornare da altra via al punto di partenza (partenza da Castel del Monte, h. 9 con rientro alle 13.30; info 338/9881731, https://www.4cyclingandtrek.com/it/p/una-via-per-tutti-tutti-per-una-via30-maggio/) Il Ciclamino Fiab Matera, Il bosco di Scoparella e Jazzo Demonio: Escursione in bici MTB/gravel lungo i sentieri che intersecano la pista di servizio dell’Acquedotto Pugliese passando per Masserie e Jazzi (partenza da Matera auto+bici, h. 8; info 340/1447776) Orme Bike Altamura, Una via per tutti, tutti per una via, escursione in bicicletta verso la ciclovia dalla SP159 alla SS96 (partenza da Altamura, info 368.7521462) Murgia Enjoy, In escursione sull’acquedotto pugliese: percorso escursionistico su un breve tratto dei 500 chilometri del più grande acquedotto d’Europa (partenza ore 9:00 da Cassano delle Murge; info https://fb.me/e/Q5lvDEaH) FIAB Ruotalibera Bari, Una via per tutti, tutti per una via – “Scopriamo l’Acquedotto”, treno+bici. Lunghezza del percorso in bicicletta: 50 Km. Difficoltà: medio-bassa. (raduno ore 7,50 Stazione Centrale, Piazza Moro, Bari – partenza da Bari ore 8,15 con arrivo a Gioia del Colle ore 8,57, info 338.3118834, programma AQP-Ruotalibera) FIAB GioiaInBici/Asd Ciclistica Gioiese, Sulle vie dell’acquedotto in MTB: Escursione in bici (partenza da Parcheggio Eurospin Gioia del Colle, h. 7.30; info 392/1009376) Valle d’Itria Legambiente “Verde Città” di Putignano/Associazione “La Ciclofficina”, Alla scoperta dell’Acquedotto Pugliese nel territorio di Putignano: Escursione in bici di poco più di 20 km esplorando i diversi tratti percorribili del tracciato della Ciclovia dell’Acquedotto nel territorio di Putignano, attraversando uno dei più imponenti ponti in pietra che sorreggono la condotta principale, con una piccola sosta presso il Santuario di Santa Maria di Barsento (partenza da Oleificio Todisco, Putignano, h. 9; info 392 9061312) Arneotrekking, […]

La diritta via dell’Acquedotto Pugliese non è smarrita

Le conclusioni del tavolo tecnico ministeriale al progetto della ciclovia di Cosimo Chiffi (portavoce del Coordinamento dal Basso) Nelle scorse settimane il Ministero per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibili (MIMS) ha concluso il complesso iter di valutazione dei progetti di fattibilità della Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, la prima del Sud a rientrare in quel sistema di ciclovie nazionali concepito per attrarre una quota consistente e in costante crescita del cicloturismo nazionale e internazionale. Un po’ insolita questa ciclovia rispetto a molte altre. Parte dalle sorgenti di Caposele, in Alta Irpinia, e attraversa solo luoghi dell’Italia interna: il Vulture Melfese, l’Alta Murgia, la Valle d’Itria, l’Arneo e l’entroterra del Salento per poi giungere nel finisterrae di Santa Maria di Leuca. Qui si è al cospetto di una cascata monumentale che guarda il Mediterraneo e che celebra una delle opere di ingegneria idraulica più ardite del mondo, l’Acquedotto Pugliese. La ciclovia è il viaggio iconico in bicicletta di 500 km che si compie letteralmente sulla condotta storica, il Canale Principale, realizzata tra il 1906 e il 1939, pedalando sulla pista di servizio e sui ponti canale, incrociando impianti di sollevamento, fontanine, serbatoi pensili, edifici di ispezione, targhe segna-chilometro. Una ciclovia d’epoca, nascosta, incastonata nella natura, già oggi percorribile in bici e a piedi e di cui si discute ormai da oltre 20 anni. Non solo a parole naturalmente. Nel 2000 ci volle essenzialmente buon senso e volontà per attrezzare in tempi rapidi e rendere fruibili ben 78 km di percorsi in 6 diversi tratti della condotta e delle sue emergenze. Oggi siamo ancora ad appena una quindicina ufficialmente aperti in Valle d’Itria. Un dossier che abbiamo predisposto ne ripercorre tutte le tappe. Il tavolo tecnico coordinato dal MIMS (e che ha raccolto anche i pareri del MIBACT e delle Soprintendenze) ha analizzato i quattro diversi progetti elaborati dalle Regioni Puglia, Basilicata e Campania, inserendo agli atti anche le osservazioni del Coordinamento dal Basso, pervenute attraverso il prezioso contributo di Legambiente che con il comitato condivide l’esperienza dell’Alleanza per la Mobilità Dolce. La mancanza di regia globale, di visione unitaria e l’assenza di identità sono gli elementi più importanti rimarcati dal tavolo. Un vero paradosso per un itinerario con un’identità invece molto forte e chiara. Non poteva essere diversamente data la scelta delle Regioni di non sviluppare un unico progetto di fattibilità tecnico-economica, come hanno fatto le altre ciclovie nazionali, ma di farne ben quattro in tempi e modi diversi. Bisognerà recuperare nelle successive fasi di progettazione per scongiurare il rischio di una realizzazione frammentata e disomogenea. Viene riconosciuta una doppia connotazione della ciclovia. Lungo il tratto campano, lucano e il primissimo tratto pugliese fino a Castel del Monte, li dove la condotta viaggia in buona parte in galleria, si dovrà gioco forza accettare qualche tratto in promiscuo e dei tratti in pendenza più lunghi. Il livello di percorribilità atteso è per cicloturisti più esperti o per chi vorrà usare una e-bike. Dalla fortezza di Federico II fino alla vista del mare il profilo altimetrico ha evidenziato pendenze praticamente nulle e qui entra in gioco la pista di servizio esistente fino alla centrale idroelettrica Battaglia di Villa Castelli (BR) e, in futuro, i tratti che si prescrive di realizzare sulla sommità del manufatto acquedottistico (bauletto) per garantire una ciclovia il più possibile in sede riservata. Tratti peraltro già in parte costruiti con quella modalità da Acquedotto Pugliese in provincia di Lecce e con il vantaggio di disporre della strada di servizio del Consorzio di bonifica dell’Arneo. Il progetto di fattibilità dell’ultimo tronco a sud andrà dunque rielaborato ma questo consentirà anche ai fruitori meno esperti di percorrere in continuità e senza cambi di tipologia buona parte del tratto pugliese. Il Ministero prescrive di garantire il carattere identitario della ciclovia, legato alla storia dell’acquedotto e che dovrà quindi seguire il più possibile le emergenze di archeologia industriale dell’opera. Bisognerà per forza di cose passare, ad esempio, dall’impianto di sollevamento di Calitri (AV), incredibilmente saltato dal progetto di fattibilità per attraversare un’area industriale, così come pure – sottolinea espressamente il MIMS – dai ponti canale che attraversano il bosco di Bucito in Basilicata, definita “tratta di particolare pregio” e, anche in questo caso, inspiegabilmente esclusa dal progetto lucano. Anche se gli edifici che compongono il patrimonio architettonico di acquedotto dovranno essere recuperati attraverso altre risorse (un dettaglio irrilevante visti i tanti fondi europei che le Regioni del Sud faticano a spendere) si potranno invece restaurare tutti i ponti canale, inclusi i parapetti storicizzati con la raccomandazione di evitare lo smantellamento della pavimentazione storica e la perdita di identità storico-paesaggistica della pista di servizio. Questo elemento, più volte rimarcato dal Coordinamento dal Basso, è oggi ufficialmente garanzia di un approccio nuovo di tutela più che di insensato rifacimento totale. Se da un lato non si possono utilizzare leganti chimici visto che appena sotto scorre preziosa acqua potabile, è il fascino autentico che regala la pista ad essere stato salvaguardato. In oltre 100 anni non si è solo compattato per sempre il terreno, ma si è creata quella commistione tra natura, paesaggio e opera dell’uomo che – come abbiamo sempre detto – ha bisogno essenzialmente di un progetto intelligente di restauro e fruizione che metta al lavoro diverse competenze e sensibilità. Si afferma anche la necessità di non inserire deviazioni varie verso altri punti di interesse dall’asse principale che deve essere unico. Questo per non snaturare la ciclovia della sua stessa identità e quindi riconoscibilità e praticabilità per coloro che intendono percorrerla. Occorrerà consegnare già nella fase di progettazione definitiva un piano di gestione e manutenzione unitamente all’individuazione del soggetto gestore che si caldeggia sia unico. Questo soggetto, a nostro parere non può che essere Acquedotto Pugliese SpA, una delle utilities più importanti a livello nazionale con competenze ed un’organizzazione adeguata a garantire la tutela e la fruizione del suo stesso patrimonio. È tempo per AQP di aprire un ufficio dedicato alla ciclovia. Il lavoro portato avanti dal tavolo tecnico dimostra sostanzialmente la capacità e la volontà delle […]

Sogni clandestini sulla Ciclovia dell’Acquedotto

di ROBERTO GUIDO (autore della guida “Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese” ed esponente del Coordinamento dal Basso per la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese) Confesso. Da clandestino ho pedalato lungo la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese. È stato fantastico. E non solo per me. Altri tre amici hanno trasgredito con me e tanti altri lo hanno fatto e lo fanno abitualmente più o meno inconsapevoli di commettere un reato, una violazione della proprietà privata. Già, perché dovunque, da Castel del Monte a Villa Castelli, passando per Cassano delle Murge, Gioia, Alberobello, Cisternino e Ceglie, la storica pista di servizio dell’Acquedotto Pugliese è inibita alla frequentazione delle persone. Chiunque esse siano. Pedoni, camminatori, pellegrini, trekker, runner, cicloviaggiatori, ciclisti sono tutti indistintamente clandestini. Accanto alle sbarre, spesso aperte e comunque sempre facilmente aggirabili, campeggiano i cartelli “proprietà privata” e ”divieto d’accesso” che Acquedotto Pugliese Spa ritiene di non rimuovere neanche laddove la Regione Puglia ha investito fior di euro per rendere la pista un percorso ciclabile, cioè nel tratto fra Figazzano (Cisternino) e Pineta Ulmo (Ceglie Messapica). Un tratto breve rispetto ai circa 140 chilometri che vanno da Castel del Monte (Andria) fino a Villa Castelli, ma comunque importante dal punto di vista turistico, tanto da meritare di essere messo in primo piano nello spot istituzionale della stessa Regione per rilanciare il turismo di Puglia. Eppure questa pista proprietà privata proprio non è: l’acquedotto pugliese è proprietà demaniale dello Stato, assegnata in concessione ad Acquedotto Pugliese Spa, che è sì una società di diritto privato ma con capitale interamente pubblico, dato che unico azionista è la Regione Puglia. Al presidente di Aqp, Simeone di Cagno Abbrescia, che poco più di un anno fa si impegnò a organizzare un sopralluogo comune per verificare la possibilità di “aprire” la pista alla fruizione escursionistica, dovrebbe risuonare forte il messaggio che il tempo è scaduto. E non perché lo sosteniamo noi del Coordinamento dal Basso, che dal 2015 cerchiamo di dare corpo e slancio a un progetto che alimenta una nuova visione dello sviluppo del Sud, ma perché il mondo va avanti in fretta. Se fino a poco tempo fa era solo una piccola nicchia quella che guardava con attenzione al turismo slow, oggi è una fetta sempre più grande e importante (nel rapporto Isnart-Legambiente viene valutato nel 7 per cento il fatturato del turismo in Italia legato al cicloturismo) e la Puglia rischia di vedersi definitivamente oscurare da regioni come il Trentino che hanno avuto la vista lunga. Nel 2019, sempre secondo questo rapporto, sono stati stimati 20,5 milioni di pernottamenti di cicloturisti italiani, dunque nel 2020 considerando anche dei brevi soggiorni autunnali (due/tre giorni) a fine 2020 si potrebbero raggiungere le 25,9 milioni di presenze (+26%). Mentre la burocrazia nazionale e regionale annaspa attorno a un progetto finanziato già da quattro anni insieme ad altre tre Ciclovie di priorità nazionale e l’unico cantiere aperto tra Villa Castelli e Grottaglie è desolatamente in abbandono, il passaparola spinge sempre più cicloturisti a imboccare la strada dell’avventura lungo la Ciclovia dell’Acquedotto, pur consapevoli di farlo sotto la loro responsabilità. Questo, insomma, è il classico caso in cui la società civile è andata più avanti della politica e della burocrazia: la storica pista di servizio dell’Acquedotto è già un percorso turistico, non solo per i cicloviaggiatori ma anche per i camminatori (la traccia è interamente inserita nel Cammino Italia del Cai e per diversi tratti nel Cammino Materano), ma formalmente non si può percorrere. Questo stato di anarchia istituzionale non consente di promuovere, come si dovrebbe, questa straordinaria Via Verde di Puglia. Che c’è già. È vero, ci sono (pochi) punti pericolosi che andrebbero messi in sicurezza ma non c’è proprio alcun bisogno di smantellare tutto (peraltro stravolgendo un’opera che meriterebbe il vincolo della Soprintendenza e l’inserimento tra i beni dell’Unesco) per ricostruire da zero la strada. C’è solo bisogno di disciplinarne l’accesso a tutela di tutti. Se proprio Regione Puglia e Acquedotto Pugliese non si vogliono impegnare in prima linea in un progetto per “mettere a reddito” lo straordinario patrimonio di archeologia industriale che c’è lungo il percorso, almeno che lascino fare. Potrebbe essere sufficiente elaborare un regolamento d’uso condiviso con le associazioni e gli enti locali, considerando questo percorso alla stregua di un sentiero escursionistico e dettando al contempo le regole per la necessaria sicurezza dell’infrastruttura. Poco più di un secolo fa, i nostri avi riuscirono a costruire l’Acquedotto Pugliese portando l’acqua corrente a Bari in soli 8 anni, noi pugliesi della Ciclovia dell’Acquedotto ne parliamo dal 2006 e non siamo ancora a nulla. È davvero il caso di darsi una mossa. Altrimenti le dichiarate aspirazioni a incrementare il turismo sostenibile in Puglia resteranno solo sogni clandestini.

Le osservazioni del Coordinamento dal Basso al progetto di fattibilità tecnico-economica

Mancanza di uniformità, assenza di un progetto di gestione, assenza di una visione condivisa, esclusione delle connessioni con gli attrattori (persino quelli principali) e con i nodi del trasporto ferroviario nel tratto nord: il progetto di fattibilità tecnico-economica della Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, proposto dalla Regione Puglia e approvato dalla Conferenza dei Servizi del settembre scorso, appare come una clamorosa occasione mancata. Il progetto della prima ciclovia turistica nazionale del Mezzogiorno, di cui la Regione Puglia è capofila, tradisce l’assenza di una visione strategica e paga la scelta dello “spezzatino”, con il tronco progettato da Acquedotto Pugliese SpA lungo il Canale Principale, la via verde già esistente e cuore dell’itinerario, che risulta davvero di basso profilo: si è agito come si trattasse di costruire una stradina come un’altra, ignorando la valenza storica dell’opera su cui insiste la ciclovia e le potenzialità della nuova infrastruttura quale volano per lo sviluppo delle aree interne della Regione che proprio sul rilancio di un modello di  turismo sostenibile possono fondare le proprie speranze di riscatto. Un segnale ulteriore del disimpegno e della mancanza di volontà da parte dell’azienda idrica, che continua a non investire e a non credere nel progetto. Scarica il documento PDF Osservazioni al progetto di fattibilità tecnico-economica PROGETTO SPEZZATINO: Diversamente da quanto accaduto per le ciclovie nazionali VENTO e SOLE, che hanno ciascuna realizzato un unico progetto integrale di fattibilità tecnico-economica, per la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese le Regioni hanno optato per uno spacchettamento in 4 distinti progetti gestiti da 4 diversi soggetti attuatori. Per il tratto campano, ad occuparsi in via diretta della progettazione è l’agenzia regionale ACAMIR. La Regione Basilicata ha affidato l’incarico alla Ediling di Castelnuovo Cilento (SA) per il progetto relativo al solo territorio di sua competenza mentre la Regione Puglia, partita in anticipo, ha diviso in due distinti tronchi il progetto: per quello salentino, da Monte Fellone (Martina Franca) a Santa Maria di Leuca, la stazione appaltante è l’agenzia regionale ASSET e il gruppo incaricato è guidato dalla società ENSER di Bologna; per il tronco nord invece, da Spinazzola a Locorotondo, il soggetto attuatore è Acquedotto Pugliese SpA che ha affidato l’incarico al gruppo con capofila MATE Engineering sempre di Bologna (la stessa che ha curato la progettazione della ciclovia VENTO). I 4 progetti seguono quindi iter procedurali diversi con tempi di esecuzione degli incarichi che non si incrociano quasi mai. L’irritualità della scelta dello spacchettamento finisce per condizionare fortemente il rispetto delle scadenze (Basilicata e Campania ritardano di parecchi mesi l’avvio dei progetti) facendo svanire del tutto l’opportunità di affrontare in maniera complessiva e integrata questa importante fase di progettazione di un’opera che, va ricordato, non disponeva di studi antecedenti ad eccezione del tratto individuato lungo il Canale Principale da Venosa (PZ) a Villa Castelli (BR) di cui sono stati realizzati, a distanza di oltre 11 anni dai primi atti ufficiali, solo 15 km di percorso cicloturistico in Valle d’Itria. A tutt’oggi non si conoscono le scelte e le valutazioni, inclusa l’individuazione del tracciato ufficiale, inerenti i progetti lungo i tratti campano e lucano. Nessuna forma di condivisione, informazione e partecipazione è stata avviata dalle due Regioni. In Puglia, i lavori per il completamento del progetto pilota avviato ormai nel lontano 2008 procedono a rilento, con il tratto mancante da Pineta Ulmo (Ceglie Messapica) a Grottaglie che sconta modalità realizzative e standard progettuali ancora diversi. LA POSITIVA ESPERIENZA DEL TRONCO SUD: Rispetto al lungo tronco pugliese, la Regione ha dapprima richiesto al Coordinamento dal Basso supporto tecnico per l’individuazione del tracciato salentino da Villa Castelli a Leuca – da questo poi finalizzato e reso sostanzialmente coincidente con il documento preliminare alla progettazione – e, a dicembre 2018, organizzato un incontro pubblico a Nardò (LE) per presentare e discutere il progetto di fattibilità con i vari portatori di interesse. Il gruppo di lavoro incaricato aveva inoltre effettuato nei mesi antecedenti diversi incontri preliminari con le amministrazioni locali e con lo stesso Coordinamento dal Basso. Il risultato di questo sfortunatamente isolato processo di progettazione partecipata è stato molto positivo. Il progetto presenta un notevole livello di approfondimento delle diverse tematiche legate alla realizzazione dell’opera, inclusa ad esempio la valorizzazione dei tanti siti di interesse culturale e naturalistico presenti lungo il percorso prevedendo alcune brevi diramazioni. Il tratto meridionale da Monte Fellone a Santa Maria di Leuca comprende 157 km di tracciato principale e 32,2 km di diramazioni per un totale di circa 190 km.  Il gruppo guidato da ENSER ha inoltre reso disponibili le foto dei sopralluoghi sul sito www.mapillary.com, effettuato un confronto tra diverse alternative di tracciato e sviluppato elementi architettonici caratterizzanti quali ad esempio l’idea del “ciclodotto” per la creazione di zone d’ombra. Solo ad agosto 2019, in occasione della convocazione della Conferenza dei Servizi, si è invece avuto modo di conoscere i dettagli del progetto sviluppato da MATE su incarico di Acquedotto Pugliese SpA giacché nessun contatto preliminare e nessuna attività di informazione e partecipazione è mai stata intrapresa, nonostante fosse stata formalmente richiesta dal Coordinamento dal Basso. Il progetto del tronco nord, pur essendo stato redatto successivamente, si presenta infatti notevolmente difforme tanto nell’approccio quanto nei contenuti rispetto a quello del tratto ionico-salentino. Va ricordato che mentre nell’ultimo caso si è reso necessario individuare e valutare il tracciato, nel caso del tronco settentrionale questo era già sostanzialmente prestabilito e segnato dall’andamento dalla pista di servizio del Canale Principale. Il tracciato comprende 167,2 km di itinerario ciclabile da Spinazzola al nodo idraulico di Figazzano a Locorotondo (punto di innesto con il tratto di ciclovia già realizzato), oltre ad un tronco di 37,6 km da Gioia del Colle a Bari. CONNESSIONI ASSENTI A NORD: Dall’analisi delle tavole progettuali emerge la totale assenza di connessioni con alcuni fondamentali attrattori: sorprendentemente non è stata prevista una breve diramazione per connettere il sito UNESCO di Castel del Monte e, in Valle d’Itria, il tracciato segue pedissequamente l’andamento della condotta per riconnettere alcuni brevi tratti di pista di servizio – necessitando quindi di interventi di esproprio e costruzione ex-novo – ma […]

Acquedotto Pugliese spa nega il passaggio dalla pista di servizio per la Cicloesplorazione invocando un Regio Decreto del 1904

All’indomani della Cicloesplorazione 2016, organizzata e interamente finanziata dal Coordinamento dal Basso e dai partecipanti, visto il notevole successo di pubblico e partecipazione per un evento messo su in poco tempo (oltre 200 persone), inoltravamo a Regione Puglia e Acquedotto Pugliese SpA richiesta di collaborazione per l’edizione 2017.

Un premio alla Ciclovia dell’Acquedotto

C’è anche la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese fra i 12 scatti vincitori del concorso fotografico “L’Italia, un Paese che sceglie la bici: dillo con un click!”, indetto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Un altro tassello della Ciclovia

Presto un percorso ciclabile tra i territori di Martina Franca, Villa Castelli e Grottaglie con i fondi nazionali per la sicurezza stradale. Collegherà la ciclovia dell’acquedotto pugliese al tratto di percorso EuroVelo 5 “Taranto-Brindisi”.

La Ciclovia AQP allo Sponz Fest 2017

Dal 21 al 27 agosto a Calitri (AV) e in Alta Irpinia si terrà l’edizione 2017 dello Sponz Fest, il festival ideato e diretto da Vinicio Capossela.
Grazie a Fiab Avellino – Senza Rotelle, un’intera sezione è dedicata alle biciclette e al cicloescursionismo.