Sull’acqua, con l’acqua, per l’acqua

Pedalare sull’acqua. Questo è il motto della Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, fin dal suo concepimento da parte del Coordinamento dal Basso, prima ancora che questo sogno divenisse una realtà potenziale, ovverosia una Ciclovia dell’Acqua sensu lato, per seguire una oculata definizione politica.
Percorrere in bicicletta il lungo viaggio fatto dall’acqua potabile, dalla sorgente del fiume Sele fino al tacco d’Italia, da una zona ricchissima di sorgenti ma relativamente poco popolata ad una dove è vero il contrario. Accompagnare, non solo metaforicamente, il cammino artificiale di questa risorsa che sostiene la vita umana più di quanto non possa fare una qualsiasi altra sostanza naturale e non.

Domenico D'Alelio

Esperto di ecologia acquatica, ricercatore e divulgatore scientifico – presidente FIAB Avellino Senza Rotelle

 

Eppure, aldilà di questa romantica immagine, che prende in questi giorni anche una forma fisica e, direi, comunitaria e conviviale con la Cicloesplorazione 2016, se ci pensiamo un attimo abbiamo a che fare con l’acqua ogni volta che inforchiamo la nostra bicicletta, a prescindere dal percorso che facciamo. In realtà abbiamo a che fare con l’acqua sempre, partendo dal fatto che noi stessi siamo acqua, per una percentuale che varia dal 75 al 50% della nostra massa corporea, dall’età in cui usiamo la bici con le rotelle, passando all’età “senza-quelle-rotelle” ma con molte altre “rotelle” fuori posto, fino all’età della saggezza (speriamo) e della pedalata assistita pressoché obbligatoria.

L’acqua che si trova nel nostro corpo, all’interno di organi, tessuti, cellule, è parte di noi ma viene ricambiata molto spesso – perché la “respiriamo via” come vapore acqueo, “la gettiamo via” insieme ai rifiuti del nostro metabolismo, traspira dalla nostra pelle come vapore; dobbiamo quindi rimpiazzarla di continuo con nuova acqua, meglio se pulita, fresca e soprattutto “in quantità dissetante”, perché la sete ammazza più della fame. Chi va in bici spesso, e con una certa “attitudine alla sofferenza”, lo sa bene che deve bere tanto, proprio perché ogni attività metabolica con la bici accelera paurosamente.

L’acqua non solo si beve, ma si “respira” e si “mangia”. Inspirando preleviamo dall’aria l’ossigeno ma anche il vapore acqueo, che è tra i principali componenti dell’atmosfera. Senza contare poi che la metà dell’ossigeno che respiriamo non è prodotto dalle foreste, bensì dagli oceani, da minuscoli organismi unicellulari che in essi fluttuano ininterrottamente: il cosiddetto fitoplancton. Però, badate bene, l’acqua “si mangia” pure, e non solo perché l’assumiamo con gli alimenti. Tutto ciò che mangiamo, ma anche ogni cosa che usiamo quotidianamente, richiede una quantità impressionante di acqua per essere prodotta. Si stima che ogni cittadino italiano consumi una quantità di acqua “virtuale” pari a 4000 litri al giorno.

Per esempio, uno degli alimenti che preferisco quando sono in viaggio con la mia bici è la pizza. Un alimento bilanciato sul piano nutrizionale e mediamente energetico: con una pizza assumiamo fino a 800 kilocalorie con un solo pasto, ovvero circa la metà di quanto serve a me per andare da Cassano Irpino a Caposele, tanto per citare un percorso che interessi l’Acquedotto Pugliese, che ha in questi due comuni irpini le sue sorgenti principali. Non tutti sanno però che per produrre una pizza partendo dalle materie prime, ovvero, per far crescere il grano dal quale si ricava la farina, per far crescere i pomodori, allevare le mucche per ottenere il latte dal quale poi si fa la mozzarella, per produrre le olive e ottenere da esse l’olio e poi, anche, per produrre la legna necessaria ad alimentare un forno a legna, per fare tutte queste cose che sono “dietro” al prodotto finale, ovvero la pizza nel nostro piatto, sono necessari circa 1000 litri di acqua (!).

Caposele

Per fare un viaggio in bicicletta inseguendo l’acqua per 500 km da “CapoSele a CapoLeuca” bisogna essere idratati, allenati ed agili. Ma la nostra agilità è nulla in confronto a quella dell’acqua. Questo liquido che ci tocca, avvolge, culla, protegge fin dal pancione della nostra mamma, viaggia per il mondo di organismo vivente in organismo vivente, dagli oceani al cielo, dalle nuvole alle montagne, dai torrenti ai laghi, dai fiumi agli oceani, e lo fa da tempi che per noi esseri umani è impossibile ricordare. Ed è sempre la stessa acqua, impegnata da sempre in un viaggio ciclico.
E’ probabile che gran parte dell’acqua presente sulla Terra oggi fosse presente sul nostro pianeta già al momento della sua formazione, 4,5 miliardi di anni fa. La restante parte potrebbe essere arrivata da comete, protopianeti, dallo spazio insomma, in seguito al completo “sviluppo” della Terra, ma pare non esserci ancora un consenso unanime tra i cosmologi a riguardo. E a me, che sono tutt’altro che cosmologo, piace pensare che il tutto possa rimanere un mistero, una realtà nascosta perché è parte di noi, come il concetto stesso di vita.

L‘acqua non è solo “agile”, è anche “forte”. E questa sua forza le permette di viaggiare ininterrottamente per il mondo da quando questo esiste. L’acqua è una molecola molto semplice, composta da due soli elementi chimici: due atomi di idrogeno, uno di ossigeno, tenuti insieme da un legame quasi indissolubile. Tanto per farci una idea, per separare l’idrogeno dall’ossigeno in tutte le molecole d’acqua contenute in una borraccia da mezzo litro, come quella alla quale avidamente ci attacchiamo in queste calde giornate di bici e sudore, vacanza e buonumore, occorrerebbe una quantità di energia pari a quella che servirebbe al mio fisico non tanto minuto per percorrere in bicicletta, bagagliato ed in meno di 3 ore, i circa 35 kilometri (con quasi 1000 di dislivello totale) che corrono tra Cassano Irpino e Caposele.

Per fare un paragone, andando ad una scala maggiore, se volessi innescare la stessa reazione chimica nel lago di Conza (ah sì, impossibile non vederlo, dall’alto della famigerata Cresta del Gallo, partendo da Caposele, lungo la Ciclovia) avrei bisogno della stessa energia che servirebbe in totale se ciascun cittadino europeo inforcasse una bicicletta e decidesse di compiere almeno una volta il giro del mondo (ovvero, non meno di 40.000 km), ovviamente contando solo le ore in cui questi ipotetici euro-ciclo-turisti fossero in bici.

Questi dati danno un’idea di come sia possibile che l’acqua sia una delle sostanze più stabili sulla Terra. Tanto stabile da rappresentare la principale sostanza chimica sulla quale si “appoggia” la vita sul nostro pianeta da oltre 3 miliardi di anni. Senza acqua non esisterebbe la cellula, ovvero la base biologica della vita, non ci sarebbe la fotosintesi, quindi niente vegetali, niente animali erbivori, niente predatori, niente noi. Senza fotosintesi, zero ossigeno, zero vita come la conosciamo.

Quindi, cari amici, l’acqua, questo liquido incolore ed insapore ma ancestrale, è all’origine di tutto. Se “la vita è come andare in bicicletta e per stare in equilibrio bisogna continuare a muoversi” (A. Einstein), andare in bicicletta è come diventare molecole in un flusso d’acqua, si diventa forti, agili e benefici.
Vi dirò di più: andare in bici sulla Ciclovia dell’Acqua, seguirne la storia e i risvolti naturali, non è solo pedalare sull’acqua, ma anche con e per l’acqua, assumendo consapevolezza della sua importanza, divenendo testimoni della sua unicità.

[continuate a seguirci, perché il racconto dell’Acqua non finisce qui]